Riaperture e revenge spending spingono le vendite di vino italiano

I dati dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor sul primo semestre 2021

Riaperture e revenge spending spingono le vendite di vino italiano

Riaperture e revenge spending determinano un nuovo record storico per le vendite di vino italiano. L’Italia figura tra i top 12 Paesi buyer esteri nel primo semestre 2021. Con le importazioni segnalate in crescita a valore del 7,1% sul pari periodo 2020. Cifra che sale al + 6,8% rispetto al 2019, in regime pre-Covid. Lo rileva l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor.

Si tratta degli ultimi dati doganali sulle importazioni dei 12 principali mercati mondiali della domanda di vino, che assieme valgono circa i 3/4 del totale export made in Italy. Per il vino del Belpaese, lo scatto di questo primo semestre rappresenta il trend di incremento più netto degli ultimi anni. Ma soprattutto controbilancia lo stop forzato del 2020. Con gli interessi.

Tra i 12 Paesi buyer di riferimento bene anche la domanda globale di vino, in crescita nell’ultimo anno dell’8,1%. La Francia vola a +26,2%. Ma, rispetto all’ultimo periodo pre-Covid (primo semestre 2019), è l’Italia che vince sulle principali piazze: +6,8%, a quasi 2,6 miliardi di euro, contro la Francia a +2% (oltre 3,3 miliardi di euro). Importazioni totali di vino, invece, ancora in terreno negativo: -1,7%, pari a quasi 10 miliardi di euro.

MANTOVANI (VERONAFIERE): «MERITO AGLI OPERATORI»

«Il settore è uscito, si spera definitivamente, da una crisi senza precedenti – evidenzia il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – grazie ai fondamentali dei suoi operatori, alla loro organizzazione commerciale e alla forza del brand tricolore».

Oggi, in particolare con i nostri vini simbolo, siamo al centro del fenomeno legato ai ‘consumi di rivalsa’ post-Covid: un effetto traino da intercettare e da cui ripartire consolidando ancora di più le quote di mercato».

PANTINI (NOMISMA WINE MONITOR):«REVENGE SPENDING SU FASCIA MEDIO-ALTA»

«Dall’analisi dei dati – ha detto il responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini – emerge una sorta di ‘revenge spending’ che sta trainando il commercio mondiale di vino e che interessa i vini di fascia medio-alta, come desumibile anche dai prezzi medi all’import».

Una conferma a questa tesi arriva analizzando l’export dei Dop italiani e francesi, con i rossi Dop del Piemonte a +24% o i rossi Dop toscani a +20%. Tendenza ancora più evidente per i rossi a denominazione francesi, con il Bordeaux a +61% e il Borgogna a +59%, ma anche per gli sparkling d’Oltralpe, Champagne in primis, che volano a +56% nel mondo e a +70% negli Usa».

Quanto alle importazioni di vini tricolori nelle 12 principali piazze, sul 2020 l’Italia sovraperforma rispetto al mercato in Cina (+36,8%), in Germania (+9,3%) e in Russia (+29,4%), mentre è sotto la media negli Usa (+1%, ma sul 2019 l’incremento è di quasi il 6%), Uk (-0,4%) e Canada (+2,5%). Crescono le importazioni dei vini fermi (+6,9%, con il prezzo medio salito a +5,9%), mentre gli sparkling incrementano le vendite dell’11,1%, con una riduzione del prezzo medio del 4,8%.

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